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Può vivere un pesce con un amo nel proprio corpo?

Può vivere un pesce con un amo nel proprio corpo? Questa è una domanda che mi pongo tutte le volte che trovo un pesce da rilascio allamato alla mia lenza. Se la fortuna vuole che si sia appuntato sul labbro, il problema non persiste ma se invece, come accade spesso, il pesce ha ingoiato tutto allora sono dolori. Cosa fare? Quel’è la soluzione migliore per salvaguardare la vita del piccolo pinnuto?

Ho posto questo quesito sulla nostra pagina di Facebook e sono usciti molti spunti interessanti tra i commenti su un nostro recente post.

Ovviamente, avevo già una mia idea in merito. Ero fermamente convinto che lasciare un amo nella pancia di un pesce, lo portasse ad una morte certa. Difatti mi sono sempre cimentato nell’uso dello slamatore, un colpo secco e l’amo viene fuori con estrema semplicità, in un buon 80% delle volte. Spesso ho slamato in questo modo e un 60% delle volte, li ho visti riprendere il largo. Poi, quello che è accaduto dopo al povero malcapitato, non ne sarò mai a conoscenza.

Secondo me la causa della morte di alcuni pesci, va anche attribuita allo stress che subiscono durante la fase del recupero. A volte, quando sono molto piccoli, non danno molti segni di vita una volta spiaggiati o quanto meno non sono assolutamente in forma, soprattutto se usiamo piombi di un certa grammatua.

Per risolvere l’arcano, ho deciso di contattare personalmente un ittiologo. Ti stai chiedendo cos’è l’ittiologia? Semplice, è quel ramo della zoologia che studia i pesci. Quindi chi meglio di un ittiologo per dare delucidazioni in merito a tale quesito?
Ho contatto il Dottor Luca Ciuffardi, esperto naturalista e ittiologo, che gentilmente ha chiarito una volta per tutte, qual’è la strategia migliore per salvaguardare i pesci da rilasciare. Queste riportate di seguito sono le sue parole:

Le confermo che, rispetto ad una slamatura prolungata e profonda a seguito di un amo ingoiato, è molto meglio tagliare la lenza al margine della bocca; numerose ricerche infatti hanno riscontrato che in questa maniera almeno una parte dei pesci reimmessi in acqua riesce a sopravvivere, spesso rigettando l’amo dopo un po’ di tempo, con una percentuale di sopravvivenza sicuramente superiore rispetto a pesci sottoposti invece a lunghe pratiche di slamatura in profondità.

Innanzitutto, ringrazio il Dottor Luca Ciuffardi, per la sua disponibilità e per la precisione della sua risposta che non lascia più dubbi sul da farsi. Quindi rivedrò senza dubbio le mie norme comportamentali in caso di slamatura di piccoli pesci da rilascio.

C’è da dire che si potrebbe eliminare il problema alla fonte ovvero evitare di catturare pesci di piccole dimensione. Come fare? E’ semplicissimo. Usiamo esche selettive e ami più grandi e vedrai che il problema dei pescetti è risolto. Difficilmente una mormora da 14 cm riesce ad ingoiare ami del 4 o del 2. Alla fine cosa ce ne facciamo della minutaglia? Ovvio che con l’arenicola, non possiamo mettere ami maggiori all’8, ma se ci rendiamo conto che stiamo facendo la strage di innocenti, cambiamo esca o aumentiamo la dimensione dell’amo.

A questo punto mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero. Cosa ne pensi? Secondo te lasciare l’amo è la soluzione migliore?

1 commento su “Può vivere un pesce con un amo nel proprio corpo?”

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