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Il Rockfishing

  • Federico 

Una tecnica alternativa al surfcasting che regala ottime soddisfazioni è il rockfishing: basti pensare che si possono insidiare prede come il dentice. Letteralmente significa pesca sulle rocce, scopriamo tutti i segreti di questa straordinaria disciplina.
Il luogo ideale sono le scogliere a strapiombo sul mare dove il fondale degrada immediatamente raggiungendo profondità oltre i 20 metri. Questo è un particolare non da poco, in quanto si può optare per lanci non troppo lunghi, preferendo la precisione alla potenza, e si può pescare nell’ habitat naturale delle specie che prediligono vivere in mare aperto.
Il fondale ovviamente sarà composto da rocce tra le quali trovano rifugio qualsiasi esemplare, sia prede che predatori.
Le attrezzature da utilizzare dovranno essere di norma robuste, a partire dalla canna fino ad arrivare al terminale. La potenza di lancio della canna si aggirerà tra gli 80 e i 150 grammi  per fronteggiare correnti, incagli e prede; un mulinello tra gli 8.000 e i 10.000 con una buona frizione sarà l’ideale, nel quale monteremo un monofilo con diametro che può variare da un 0,35 ad un 0,50, in base alle condizioni meteo-marine. Il complesso pescante dovrà essere adatto alla pesca tra gli scogli, di conseguenza il piombo a perdere sarà una necessità onde evitare di stuccare nel momento più bello, magari durante il recupero di una bella preda. Il terminale avrà un diametro dello 0,50 alla cui estremità va applicato il cavetto d’acciaio. Anche gli ami dovranno essere proporzionati al resto quindi robusti e grandi, un beack tra lo 2/0 al 5/0 a secondo della taglia dell’esca. Di seguito mostro due varianti, fissa o scorrevole.

Le prede che si possono insidiare sono veramente svariate in tutte le ore del giorno e in tutti i periodi dell’anno. Il carniere solito comprende: dentici, barracuda, serra, lecce stelle, cernie,  ricciole, spigole, orate, saraghi, gronghi e murene. Ovviamente un esca viva sarà l’ ideale per insidiare le prede più grandi, difatti consiglio di portare sul posto una canna bolognese da 6-7 metri con bigattino per la ricerca dei pesci esca come cefali e saraghi. In alternativa si possono utilizzare la sarda o i cefalopodi morti, oppure anellidi come l’americano e il koreano per la ricerca di prede di taglia minore.
Il momento migliore per questo tipo di pesca, come anche per il surfcasting, è il cambio di luce e sopratutto il buio che elimina del tutto il pericolo di vedere la nostra esca morta come banchetto per i pesci più piccoli.

Qui di seguito vi mostro un bel video trovato su youtube mentre viene recuperato un bel dentice!

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